Nuove strategie agricole per tutelare la salute del consumatore

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Nuove strategie agricole per tutelare la salute del consumatore

Ad oggi, in generale, l’alimentazione e la dieta sono importanti vie di esposizione ai contaminanti chimici presenti nell’ambiente che, una volta nell’organismo, possono indurre effetti collaterali indesiderati sulla salute umana. Queste sostanze possono derivare da ciò che viene utilizzato volontariamente durante la coltivazione per proteggere le colture oppure possono essere utilizzate nei processi di stoccaggio o nella fase di lavorazione/confezionamento.

Obiettivo e metodologie della ricerca sulle nuove strategie agricole per tutelare la salute del consumatore

L’obiettivo dello studio è valutare l’applicazione di tecniche agricole utilizzate nella produzione integrata e attuare gestioni che minimizzino gli impatti di determinati prodotti sulla salute umana e ambientale. Per fare ciò si utilizzerà un approccio complessivo che consente di ridurre l'impiego di fitofarmaci e che consente di favorire l’utilizzo di presidi a minore impatto sull'uomo e sull'ambiente.

Per raggiungere questo obiettivo si seguiranno tre diverse strategie:

  1. la prima è quella di effettuare i trattamenti solo ed esclusivamente quando servono attraverso un attento monitoraggio delle colture;
  2. la seconda è quella di utilizzare i fitofarmaci più selettivi possibili;
  3. la terza è quella di utilizzare fitofarmaci meno impattanti per l’uomo e per l’ambiente.
Come risultato, la coltivazione sarà più sostenibile dal punto di vista ambientale e i prodotti agricoli risulteranno più salubri per l’uomo.

Lo studio, condotto in collaborazione con COOP Italia soc. coop, ha previsto una prima fase caratterizzata dalla valutazione comparativa dei principi attivi utilizzati nella produzione integrata e nella produzione convenzionale su prodotti altovendenti quali mele, arance, fragole, pomodori, uva e pere. Successivamente lo studio ha valutato i rischi dei residui chimici ritrovati all’interno di prodotti ortofrutticoli a marchio COOP selezionati in relazione al consumo dei prodotti stessi.

La metodologia ha permesso di integrare i livelli di residui chimici con i dati di consumo e con la pericolosità propria delle singole sostanze, mediante la creazione di più scenari espositivi.

La valutazione è stata applicata al caso studio COOP che comprende 6 diversi prodotti  (arance, fragole, mele, pere, pomodoro e uva) che seguono le regole appartenenti alla produzione integrata e garantiscono una riduzione (del meno 70%) della quantità massima di residui chimici ammessi per legge.

Le evidenze emerse dallo studio sulle nuove strategie agricole più sicure

Lo studio ha mostrato che:

  • l’agricoltura integrata utilizza un minor numero di principi attivi rispetto all’agricoltura convenzionale;
  • le tecniche di produzione integrata utilizzano sostanze generalmente più sicure di quelle convenzionali;
  • i livelli di residui chimici ritrovati nei prodotti Coop  sono notevolmente inferiori ai limiti previsti dalla legge;
  • la scelta aziendale di COOP di adottare sull’ortofrutta a proprio marchio la strategia della produzione integrata e limiti notevolmente più stringenti circa i residui massimi ammessi sui prodotti (-70% rispetto al limite di legge) garantisce un minor rischio e, quindi, una maggior sicurezza per i consumatori e per l’ambiente.

Bibliografia di riferimento:

Defining the Human-Biota Thresholds of Toxicological Concern for Organic Chemicals in Freshwater: The Proposed Strategy of the LIFE VERMEER Project Using VEGA Tools

Diego Baderna - Dipartimento di Ambiente e Salute - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS

Raffaella Gatta - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, IRCCS - Content manager