Se la Terra sta bene, stai bene anche tu

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Se la Terra sta bene, stai bene anche tu

L’estinzione di idiomi aborigeni potrebbe avere davvero un impatto importante sulla ricerca farmacologica? Sarebbe utile capire se si tratta di un retaggio di un passato ormai lontano o se anche al giorno d’oggi sopravvive un legame tra piante medicinali e 
nuovi farmaci.

“Questo è un tema 
molto importante e assolutamente attuale", ci spiega Carlotta Franchi, farmacologa dell’Istituto Mario Negri, dove ricopre anche il ruolo di coordinatrice scientifica dell’Italian Institute for Planetary Health, che si occupa della correlazione tra salute del pianeta e salute umana. “Cambiamento climatico e inquinamento hanno conseguenze pesanti sulla Terra che ormai non si possono più negare. Perché sappiamo perfettmente che la salute del pianeta e quella umana sono strettamente interconnesse. Il cambiamento climatico sta portando anche alla perdita di diverse comunità vegetali e questo ha un impatto molto forte. La minore disponibilità di piante, insieme all’estinzione dei linguaggi di popolazioni 
aborigene porterà a una perdita di tutta una serie di conoscenze mediche”. 


Molti farmaci ampiamente utilizzati, infatti, derivano dalle piante. Per esempio, l’iperico che 
ha un’azione antidepressiva. Così, aggiunge Franchi: “Se si perdono biodiversità delle piante e saperi tramandati oralmente da culture antiche, si cancellano conoscenze fondamentali. La medicina ha sempre attinto dalle piante e dalla natura".

"Oggi noi stiamo conducendo una sperimentazione clinica per valutare se e in quale misura la curcumina è in grado di ridurre il dolore provato da pazienti anziani affetti da artrosi”. 


La curcumina deriva dalla radice della curcuma longa, pianta molto comune in India, Tailandia, Malesia e in altre aree dell’Asia meridionale. “La curcumina, come si 
è visto già da diversi studi sia su animali che sull’uomo – aggiunge la ricercatrice – svolge un’azione antiossidante e antinfiammatoria sull’organismo. Di conseguenza abbiamo pensato che potesse essere utile per controllare il dolore nei pazienti anziani affetti da artrosi, patologia dovuta a un processo infiammatorio cronico a carico delle articolazioni. Vogliamo addirittura valutare se la curcumina possa ridurre il numero o il dosaggio degli analgesici tradizionali, con lo scopo di contenere il carico farmacologico di questi pazienti che spesso assumono tanti farmaci e per via dell’età sono più fragili, quindi più a rischio a 
reazione avverse”. 


Al Mario Negri ci sono parecchi studi in corso, tra cui uno sui composti flavonoidi, contenuti in molti vegetali, che sembrano proteggere da malattie come l’Alzheimer.

“Insomma – conclude Franchi – sono molte le cure che cerchiamo nel mondo vegetale. Infatti, la nostra ambizione, all’interno dell’Italian Institute for Planetary Health, è proprio quella di studiare le proprietà degli alimenti come se fossero farmaci, in modo che possano avere sempre più un ruolo portante nella prevenzione e nella cura delle 
patologie”.

Pubblicato su Benessere - Emanuela Grigliè

Tratto da "Parole perdute, terapie sfumate".

Raffaella Gatta - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, IRCCS - Content manager