Cambiamento Climatico e Salute: gli accordi della COP26

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Cambiamento Climatico e Salute: gli accordi della COP26

Dal 31 ottobre al 13 novembre, presso lo Scottish Exhibition Centre a Glasgow, si è tenuta la 26ª Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico (COP26) delle Nazioni Unite, già programmata per il 2020, ma rimandata a causa della pandemia.

Con la partecipazione di 197 nazioni e quasi 40 mila delegati, è stata una delle Conferenze più attese - dopo quella del 2015 che aveva visto la firma degli Accordi di Parigi - per la speranza di rendere reale l’impegno a mantenere l’innalzamento della temperatura al di sotto di 1,5°C e di vedere la firma di un accordo che prevedesse l’eliminazione dell’uso dei combustibili fossili.

La kermesse si è conclusa con la firma del “Patto sul Clima di Glasgow”, che - seppur contenga per la prima volta un riferimento ai combustibili fossili – ha scontentato molti, a partire dal Presidente della Cop26 Alok Sharma che l’ha definita una “fragile vittoria”: prevede, infatti, una “graduale riduzione” e non una “graduale eliminazione” dell’uso dei combustibili fossili.

Gli argomenti di discussione in questa edizione della Conferenza erano molti e ambiziosi e la salute è stata scelta come area scientifica prioritaria della COP26.

È ampiamente riconosciuto che il cambiamento climatico ha un impatto sullo stato di salute delle popolazioni e sull’aumento della mortalità generale. La nostra salute, infatti, è fortemente influenzata dall’ambiente in cui viviamo: dal cibo che mangiamo, dall'aria che respiriamo, dal nostro accesso all'attività fisica e dal lavoro che svolgiamo. Non solo, ma il cambiamento climatico contribuisce ad acuire le disuguaglianze sociali: le popolazioni che per prime stanno subendo gli effetti dei cambiamenti climatici sono anche quelle che contribuisco in minor misura alle cause e che sono meno in grado di proteggersi da esso.

Ad ottobre di quest’anno, l’OMS ha pubblicato il “COP26 Special Report on Climate Change and Health”, realizzato con oltre 150 organizzazioni e 400 esperti del settore, con l’obiettivo di dare delle linee guida, dei case study e delle risorse per i governi e i decisori politici riuniti alla Conferenza. Le dieci raccomandazioni finali riguardano non solo il settore della salute, ma anche numerosi altri settori, tra cui energia, trasporti, natura, sistemi alimentari e finanza, perché la salute non può prescindere da un cambio di rotta complessivo:

1. Impegnarsi per una sana ripresa verde e giusta dal COVID-19.

2. Fare della COP26 la “COP della salute”, ponendo la salute e la giustizia sociale al centro delle discussioni.

3. Dare priorità agli interventi climatici con i maggiori vantaggi sanitari, sociali ed economici.

4. Costruire sistemi e strutture sanitari resilienti al clima e sostenibili dal punto di vista ambientale e sostenere l’adattamento e la resilienza alla salute in tutti i settori.

5. Creare sistemi energetici che proteggano e migliorino il clima e la salute. Guidare una transizione giusta e inclusiva verso l’energia rinnovabile per salvare vite umane dall’inquinamento atmosferico, in particolare dalla combustione del carbone. Porre fine alla povertà energetica nelle famiglie e nelle strutture sanitarie.

6. Immaginare nuovi ambienti urbani, trasporti e una nuova mobilità. Promuovere un design urbano sano e sostenibile e sistemi di trasporto innovativi.

7. Proteggere e ripristinare la natura degli ecosistemi come fondamento della nostra salute.

8. Promuovere sistemi alimentari sani, sostenibili e resilienti. Promuovere una produzione alimentare sostenibile e resiliente e diete più convenienti e nutrienti che garantiscano risultati sia sul clima che sulla salute.

9. Finanzia un futuro più sano, più equo e più verde per salvare vite umane. Incentivare la transizione verso un’economia del benessere.

10. Mobilitare e sostenere la comunità sanitaria sull’azione per il clima.

Il 9 novembre nell’ambito del Programma Salute della Cop26 è stato annunciato l’accordo attraverso il quale 47 paesi hanno sottoscritto l’impegno a costruire sistemi sanitari resistenti al clima e a basse emissioni di CO2. Di questi, quarantadue (tra cui figurano anche Stati Uniti d’America, Emirati Arabi, Spagna) hanno espresso la volontà di trasformare i loro sistemi sanitari in modo che siano più sostenibili e a basse emissioni di carbonio e dodici hanno posto come obiettivo il 2050 per raggiungere le emissioni zero.

L’obiettivo è quello sintetizzato dal direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus: “il futuro della salute deve essere costruito su sistemi sanitari resistenti all’impatto di epidemie, pandemie e altre emergenze, ma anche agli impatti climatici, inclusi eventi climatici estremi, malattie legate all’inquinamento atmosferico e al riscaldamento globale”.

Gli impatti del cambiamento climatico sulla salute sono in costante aumento, ma la loro riduzione non può passare dalla sola implementazione dei Sistemi Sanitari sia  in termini strutturali che di resilienza, ma deve obbligatoriamente essere accompagnata dalla riduzione dell’inquinamento atmosferico, dal miglioramento della qualità della vita, dall’integrazione di politiche climatiche e politiche sanitarie, dal lavoro sulle politiche di inclusione sociale in particolare nelle aree marginali delle città e nelle aree rurali.

Bibliografia e sitografia

https://www.who.int/publications/i/item/cop26-special-report

https://www.who.int/publications/i/item/cop26-health-programme

https://www.who.int/publications/i/item/9789240038509

https://www.ilpost.it/2021/11/14/cop26-accordo-finale/

https://ukcop26.org/it/iniziale/

https://www.repubblica.it/green-and-blue/dossier/cop26/2021/11/09/news/cop26_curare_il_pianeta_riducendo_le_emissioni_anche_nella_sanita_oltre_40_paesi_si_impegnano_per_migliorare_cliniche_e_os-325701090/

Doris Zjalic - Università Cattolica del Sacro Cuore