I 9 Planetary Boundaries che l'umanità deve rispettare per continuare a prosperare

Focus

A partire dalla Rivoluzione Industriale l’uomo ha iniziato, con la sua attività, ad esercitare una pressione sempre maggiore sugli ecosistemi della Terra, perturbandone i delicati equilibri e provocando cambiamenti spesso irreversibili. L’azione dell’uomo sul sistema Terra è stata così profonda e incisiva che alcuni studiosi hanno proposto di denominare l’era geologica in cui viviamo “Antropocene”, dal greco anthropos (“uomo”).

Ma esistono nello specifico dei confini che l’uomo non deve valicare, per evitare eventi ambientali catastrofici? Quali sono i limiti che non devono essere superati, perché il sistema Terra possa resistere all’attività dell’uomo?

Per rispondere a queste domande nel 2009 lo scienziato Johan Rockström riunì un gruppo di 28accademici con lo scopo di identificare i processi che sono alla base della stabilità e della resilienza del sistema Terra. Fu così che nacque il concetto di Confini Planetari (Planetary Boundaries), cioè di quei confini entro i quali l’umanità può continuare a svilupparsi e a prosperare. Sono stati identificati nove Planetary Boundaries; di questi, sei sono processi per cui può essere fatta una quantificazione precisa, mentre per tre (nuove entità, rilascio di aerosol e perdita di biodiversità) non è ancora possibile quantificare dei precisi limiti a livello globale.

 

I Planetary Boundaries sono i seguenti:

●     Riduzione dell’ozono presente nella stratosfera.

L’ozono stratosferico filtra i raggi UV provenienti dal sole, perciò una sua riduzione provoca un incremento dei raggi UV che arrivano sulla superficie terrestre e unaumento dell’incidenza di tumori cutanei.

●     Perdita della biodiversità.

Negli ultimi cinquant'anni la perdita di specie viventi è stata nettamente superiore al tasso di estinzione naturale medio: questi cambiamenti nella biodiversità locale e globale possono avere conseguenze devastanti sul funzionamento del sistema Terra.

●     Inquinamento da sostanze chimiche.

Alcune sostanze chimiche come i metalli pesanti, i composti radioattivi e le microplastiche provocano danni irreversibili all’ambiente e agli organismi viventi. Sebbene le soglie globali per questo confine planetario non siano ancora quantificabili in modo preciso, gli scienziati sono concordi nel ritenere che queste siano state ampiamente superate, sia per gli inquinanti tradizionali che per le nuove entità, come le microplastiche.

●     Cambiamento del clima.

●     Acidificazione degli oceani.

Un quarto della CO2 emessa a livello mondiale viene assorbita dagli oceani, portando ad un abbassamento dell’acidità delle acque. Questo fenomeno impedisce ad alcuni organismi marini di formare il proprio scheletro o guscio calcareo, e provoca una serie di eventi a cascata sulla catena alimentare marina.

●     Utilizzo delle acque dolci.

L’attività umana interferisce con il ciclo delle acque dolci attraverso l’agricoltura, le industrie e la cattiva gestione delle acque reflue. Questa erosione delle acque dolci provoca una riduzione della disponibilità di acqua potabile e genera danni sugli ecosistemi e sulla salute umana.

●     Modifica del sistema agrario.

La conversione di foreste e di altri ambienti naturali in terreni per l’agricoltura o l’allevamento intensivo determina una riduzione della biodiversità, un aumento del rilascio di gas serra e modifiche dei cicli idrogeologici.

●     Ciclo dell’azoto e del fosforo.

L’azoto e il fosforo sono sostanze usate nella composizione dei fertilizzanti per uso agricolo. Il loro rilascio nei corsi d’acqua ha raggiunto livelli senza precedenti, portando al fenomeno dell’eutrofizzazione, cioè della crescita smisurata di microalghe dannose per il resto dell’ecosistema marino.

●     Rilascio di aerosol nell’atmosfera.

Attraverso la loro interazione con il vapore acqueo, gli aerosol giocano un ruolo importante nei processi chimici atmosferici e nei cicli idrogeologici, oltre ad avere effetti negativi sulla salute degli animali e delle piante.

 

Di questi nove Planetary Boundaries, più della metà sono già stati superati: il cambiamento del clima, la perdita della biodiversità, i cicli biogeochimici, la modifica del sistema agrario e l’inquinamento da sostanze chimiche sono ormai oltre il livello definito “ad aumentato rischio” oppure “ad alto rischio”. Ad Aprile 2022, infine, è stato pubblicato un articolo sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment, in cui esperti del settore annunciavano che un nuovo confine planetario è stato superato: quello dell’utilizzo delle acque dolci.

Il concetto dei Planetary Boundaries, in sintesi, vuole sottolineare che l’emergenza climatica non è un concetto riducibile solo alle emissioni climalteranti e alla loro regolamentazione, ma è un problema più ampio che coinvolge diversi fenomeni e cicli tra loro interconnessi e che richiede soluzioni complesse e integrate.

Bibliografia

  1. https://www.stockholmresilience.org/research/planetary-boundaries.html
  2. Rockström, J., Steffen, W., Noone, K., Persson, Å., Chapin, F. S., Lambin, E. F., … Foley, J. A. (2009). A safe operating space for humanity. Nature, 461(7263), 472-475. doi:10.1038/461472a
  3. Steffen, W., Richardson, K., Rockström, J., Cornell, S. E., Fetzer, I., Bennett, E. M., … Sörlin, S. (2015). Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet. Science, 347(6223), 1259855. doi:10.1126/science.1259855

Gaia Surya Lombardi – Università Cattolica del Sacro Cuore