Nutri-Score, il nuovo sistema di etichettatura verso scelte più salutari

Focus

L’Italian Institute for Planetary Health supporta l'adozione del sistema di etichettatura nutrizionale frontale NutriScore per guidare le scelte dei consumatori verso scelte più salutari.
I suoi fondatori e vice-presidenti Giuseppe Remuzzi e Walter Ricciardi sono tra gli oltre 300 scienziati europei che hanno firmato l'appello per l'adozione di Nutri-score a livello paneuropeo.

Di recente in Italia si è molto discusso di NutriInform Battery, un sistema di etichettatura basato sui valori nutrizionali di riferimento di assunzione giornaliera. Riportiamo qui la traduzione in italiano dell'articolo apparso in inglese sul blog di Nutri-score in cui si evidenziano gli errori e i rischi del sistema NutriInform Battery.

Informazioni sulla contro-proposta italiana al Nutri-score: il sistema a batteria NutrInform

Il sistema di etichettatura nutrizionale “a batteria” NutrInform (o NutrInform Battery) è stato proposto in Italia come alternativa al sistema “a semaforo” Nutri-Score: un rifiuto, per quest’ultimo, che sembra essere legato principalmente a motivazioni politiche ed economiche interne, piuttosto che a strategie di salute pubblica.

La NutrInform Battery è stata proposta per valutare non i singoli cibi, quanto piuttosto la loro incidenza all’interno della dieta. Per questo motivo, si tratta di un sistema che fornisce, in un unico diagramma, la quantità di energia, di grassi saturi, di zuccheri e di sale per una porzione di alimento e la loro relativa percentuale in relazione alle assunzioni medie di riferimento (AR) consigliate per un adulto.

Sono due le rappresentazioni grafiche che si trovano nei documenti presentati dal governo italiano e dalle associazioni nazionali di categoria dell’Industria Agroalimentare (FederAlimentare, Coldiretti):

In entrambe è possibile notare tutti i valori nutrizionali relativi ad una singola porzione che riempiono, in percentuale, la parte carica della batteria; in questo modo è possibile valutare visivamente quanto quella porzione contribuisce a ricoprire la quantità giornaliera raccomandata di quel singolo nutriente.

Una grafica che si avvicina molto al GDA (Guideline Daily Amounts)/RI (Reference Intakes)istituito dalle aziende negli anni 2000:

Etichettature Alimentari: una proposta italiana.

La proposta italiana notificata alla Commissione Europea segue questo filone, affermando che sono state utilizzate le assunzioni raccomandate (in inglese reference intakes) come base scientifica da cui si è partiti per sviluppare una forma grafica "più facile da comprendere per il consumatore permettendogli quindi di intuire in che misura la porzione di cibo che consumerà contribuisce al suo fabbisogno energetico e di nutrienti ai quali bisogna prestare particolare attenzione (grassi, grassi saturi, zuccheri e sale)".

Tuttavia, molti lavori scientifici hanno dimostrato la totale inefficacia delle GDA/RI, in quanto di difficile comprensione e interpretazione per i consumatori che si trovano a dover confrontare i prodotti alimentari. Per questo motivo, ormai da diversi anni, questo sistema è stato rifiutato dalle associazioni di consumatori e dalle organizzazioni di sanità pubblica, che hanno richiesto, invece, un logo colorato, graduale e sintetico.

Il grande limite della NutrInform Battery è il suo riferimento alla porzione e non allo standard di 100 grammi di alimento (o 100 ml per i liquidi). Lo standard di riferimento di 100g è una raccomandazione pensata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e da altre organizzazioni sanitarie per permettere un confronto oggettivo dei prodotti alimentari su una stessa base ed evitare, quindi, l'uso di quantità non standardizzate che possono essere definite anche dagli stessi produttori (variabili da una marca all'altra): ad esempio, per quanto riguarda le pizze al formaggio, alcune marche offrono una porzione di 100g, altre 123g, altre 150g, altre 175g... rendendo più difficile ogni calcolo.

Questa era anche la base del logo ENL (Evolved Nutrition Label) proposto da 6 grandi multinazionali e abbandonato nel 2018. Il logo ENL si ispirava al semaforo britannico, ma invece di visualizzare il punteggio per 100g di alimento, faceva riferimento a un punteggio calcolato sulla base di una "porzione", cioè della quantità abitualmente consumata da una persona (soggetta a grande variabilità).

Uno studio ha dimostrato che, a differenza del Nutri-Score (che si riferisce a 100g di alimento) l'uso dell'ENL (calcolato per porzione) ha avuto un effetto molto limitato nel ridurre le porzioni di alcuni prodotti di bassa qualità, tendendo addirittura ad aumentare le dimensioni delle porzioni per le creme spalmabili a seguito di una falsa rassicurazione dei consumatori.

Etichette alimentari "a batteria": tutte le difficoltà.

Il sistema di etichettatura “a batteria” risulta ancora più complesso e di difficile comprensione poiché le quantità di nutrienti si riferiscono a una porzione, le percentuali sono riferite alle assunzioni di riferimento per un adulto che assume giornalmente 2000 Kcal e si aggiunge l'apporto calorico per 100g di alimento.

Inoltre, questo sistema di etichettatura alimentare sembra particolarmente controintuitivo, in quanto rappresenta il contenuto di nutrienti attraverso l'icona tradizionalmente utilizzata per monitorare la carica di un telefono o di un apparecchio elettrico, ma che curiosamente nel logo viene utilizzata in senso contrario (più la batteria è "scarica", migliore è la qualità nutrizionale del cibo!). Questo uso ingannevole del diagramma della batteria è stato evidenziato dalle associazioni dei consumatori, in particolare in Italia (Altro-Consumo) e a livello europeo dal BEUC (Bureau Européen des Unions de Consommateurs), che hanno, quindi, rifiutato la proposta.

Diversi studi condotti in più di 12 paesi (tra cui 6 paesi europei), in cui sono stati confrontati 5 sistemi di etichettatura nutrizionale (tra cui Nutri-Score e GDA/RI) al solo scopo di capirne obiettivamente l’incisività,  hanno dimostrato che il Nutri-Score è il logo più efficace per aiutare i consumatori a confrontare la qualità nutrizionale degli alimenti.

Questo studio è stato condotto di recente anche su 1023 consumatori italiani. I risultati osservati sono identici agli altri paesi e il GDA/RI è stato il logo meno efficace (in tutti i paesi presi in considerazione), non avendo dimostrato alcuna differenza di impatto rispetto a una situazione senza logo.

Ad oggi, il sistema di etichettatura “a batteria” non ha un forte background scientifico a supporto (a differenza del Nutri-Score). Gli unici due studi citati nel decreto italiano sono deboli dal punto di vista metodologico e uno degli studi recentemente pubblicati è stato realizzato da un team universitario di Business and Management e finanziato dalle associazioni di categoria anti-Nutri-Score (FederAlimentare - Federazione Italiana dell'Industria Alimentare).

Si tratta di un sistema che viene rifiutato dalle associazioni dei consumatori che lo considerano fuorviante e di difficile comprensione, ma che, d'altra parte, è sostenuto dalle associazioni di categoria dell’industria alimentare che lo considerano un baluardo contro il Nutri-Score (ad esempio e un mezzo per preservare l'immagine dei prodotti "made in Italy".

Il governo italiano ha notificato la sua proposta alla Commissione Europea per l'uso della NutrInform Battery in Italia e ha ottenuto un accordo nell'agosto 2020, in cui viene lasciata la possibilità ai prodotti a denominazione d'origine di non utilizzare il logo (prodotti certificati DOP, IGP e STG). Alcune associazioni agricole europee hanno dato il loro appoggio al sistema di etichettatura alimentare a batterie NutrInform ma, d'altra parte, nessuna industria si è ancora impegnata ufficialmente, anche in Italia, ad adottarlo (a differenza del Nutri-Score, che è stato adottato da diverse centinaia di aziende alimentari - grandi e piccole -, e rivenditori in Europa).

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Per illustrare la difficoltà di capire il sistema “a batteria” rispetto al Nutri-Score, ecco un esempio per confrontare 3 prodotti:

“Traduzione dell’originale a cura della Dott.ssa Annalisa Silenzi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore”

Serge Hercberg (1), Nancy Babio(2,3), Pilar Galán (1), Jordi Salas-Salvadó (2,3)

 

1. Sorbonne Paris Cité Epidemiologyand Statistics Research Center (CRESS), U1153 Inserm, U1125, Inra, Cnam, Paris13 University, Nutritional Epidemiology Research Team (EREN), Bobigny, 93000,France, 2. Universitat Rovira i Virgili. Departament de Bioquímica iBiotecnologia. Unitat de Nutrición Humana. Hospital universitari Sant Joan deReus. Institut d’Investigació Pere Virgili (IISPV), Reus, España Joan de Reus,Institut d’Investigació Pere Virgili (IISPV), Reus, España. 3 Consorcio CIBER,M.P. Fisiopatología de la Obesidad y Nutrición (CIBEROBN), Instituto de SaludCarlos III (ISCIII), Madrid, España.