Le sfide dell’uso del suolo e degli incendi nel contesto di un pianeta in trasformazione

Focus

Il suolo rappresenta un’autentica risorsa a disposizione della civiltà umana, per quanto gestita con scarsa consapevolezza. Un suolo in condizioni naturali fornisce una serie di servizi ecosistemici indispensabili: di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.); di regolazione (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, etc.); di supporto (supporto fisico, decomposizione e mineralizzazione di materia organica, habitat delle specie, conservazione della biodiversità, etc.) e culturali (servizi ricreativi, paesaggio, patrimonio naturale, etc.). 

Parlando di suolo, è opportuno distinguere copertura del suolo ed uso del suolo. La prima indica la copertura biofisica della superficie terrestre, tra cui prati, foreste, savane, terreni coltivati, aree urbane. L’uso del suolo, invece, denota la gestione antropica del suolo, ivi incluse l’applicazione di fertilizzanti, l’irrigazione, l’uso del fuoco, colture multistagionali, costruzione di dighe, ed altre attività condotte per ottenere risorse dal suolo.

Cambiamenti di destinazione d’uso del suolo si verificano da millenni in Europa e sono in costante evoluzione, con la crescente intensificazione dell’agricoltura in corso nei Paesi industrializzati.

Spostandosi nei Paesi Tropicali, i cambiamenti di uso del suolo assumono, ancora oggi, l’inquietante aspetto della deforestazione, trainato dalla domanda di beni come soia, olio di palma, carne di manzo e legno, responsabili, da soli, del 40% della deforestazione tropicale dal 2000 al 2011.

Utile, a questo punto, introdurre un dato in grado di fornire una prospettiva accurata sullo scenario attuale: secondo stime FAO, il 38,5% del suolo abitabile è impiegato per l’allevamento di bestiame. Per rendere più chiaro il confronto, solo l’1% del suolo abitabile è urbanizzato e l’11,5% è impiegato per la coltivazione. Tuttavia, mentre l’allevamento di bestiame finalizzato alla produzione di carne e latticini contribuisce a soddisfare solo il 18% del fabbisogno calorico mondiale ed il 37% di quello proteico, le restanti componenti maggioritarie sono fornite da alimenti vegetali. Partendo da questi presupposti, si può apprezzare quanto l’allevamento sia perlomeno inefficiente, in termini di consumo di suolo, oltre ad essere responsabile dell’emissione del 5.8% di gas serra a livello mondiale.Quest’ultimo è solo uno dei legami tra land use e cambiamento climatico, dato che il primo influenza gli scambi di CO2 tra ecosistemi terrestri e atmosfera e condiziona negativamente la capacità di carbon “sink“, cioè di fissare la CO2 in forma di carbonio nella vegetazione e nei suoli degli ecosistemi terrestri.

I suddetti cambiamenti di land use sono alla base di numerosi impatti sia sulla salute del pianeta che su quella umana. I primi comprendono la drammatica riduzione della biodiversità ed effetti su flussi idrici e cicli biogeochimici di carbonio, azoto e fosforo e di altri elementi importanti. Quanto ai secondi, i cambiamenti di copertura ed uso del suolo causano modifiche dell’habitat di insetti vettori, emissioni di inquinanti atmosferici dovute agli incendi, riduzione della diversità dell’offerta di cibo con le coltivazioni intensive, vulnerabilità ad eventi climatici estremi dovuti alla perdita di vegetazione in grado di tamponarli, fino alla crescita di obesità e malattie non comunicabili che accompagnano la transizione da usi agricoli su piccola scala a società urbanizzate, basate su agricoltura ed allevamenti intensivi.

Strettamente connessi a copertura ed uso del suolo sono gli incendi, storicamente usati, intenzionalmente, per controllare le infestazioni e per rimuovere la vegetazione autoctona. Tali incendi controllati possono trasformarsi in incontrollati, così come falò lasciati incustoditi, combustione di detriti, l’uso e il malfunzionamento di attrezzature, fino a sigarette gettate per negligenza possono tutti determinare l’avvio di incendi boschivi. Un incendio boschivo può presentare anche cause naturali, tra cui fulmini e prolungate siccità. Aspetti climatici favorevoli agli incendi possono poi condurre ad estensioni smisurate degli stessi, con effetti stravolgenti su paesaggi, ecosistemi e salute umana.In particolare, questi ultimi possono verificarsi anche a grande distanza dal luogo di origine delle fiamme, in virtù della possibilità degli inquinanti aerodispersi di essere trasportati dai venti.

La scala del fenomeno è ben riassunta da un indicatore del Lancet Countdown, che, nella versione 2021, riporta come il 60% circa dei Paesi mondiali abbia registrato un aumento del numero di giorni in cui la popolazione è stata esposta a un pericolo di incendio molto o estremamente elevato nel2017-20 rispetto al 2001-04, e come il 72% dei Paesi abbia visto un incremento dell'esposizione umana agli incendi nello stesso periodo.

Poiché la frequenza e l'intensità degli incendi è destinata a crescere, nella misura in cui lo è il cambiamento climatico, le misure di controllo degli incendi diventeranno sempre più importanti. Inoltre, interventi urgenti e massicci di riduzione delle emissioni di gas serra saranno fondamentali, in termini di mitigazione, per limitare la gravità degli incendi in futuro, parallelamente a strategie di adattamento per contenere i rischi e le relative inequità di esposizione.

Ciò si può leggere alla luce della più ampia sfida del land use, per la quale occorrono sforzi congiunti istituzionali, accademici, imprenditoriali e civili. In particolare, occorre favorire un uso efficiente del suolo, conservare gli ecosistemi naturali esistenti, promuovere la riforestazione ed ampliare gli spazi naturali, anche nei contesti urbani, e ridurre gli allevamenti, perseguendo diete sostenibili nonché salutari, ben più capaci di soddisfare il fabbisogno di una popolazione globale in crescita, in armonia con i sistemi naturali.

Bibliografia

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Alessio Perilli

Università Cattolica del Saro Cuore