Il caffè è senza ombra di dubbio la bevanda calda, simbolo dell’Italia, più consumata al mondo.
Andare a bere un caffè insieme rappresenta un forte aggregante sociale sia in ambito domestico che lavorativo.
L’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO) ha stimato che nell’anno 2015-2016 sono stati consumati più di 151 milioni di sacchi di caffè da 60 chilogrammi.
La sua diffusione globale e il suo elevato consumo, rendono il caffè un’interessante materia di studio, di cui è utile conoscere sia gli effetti positivi che i negativi.
L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha condotto numerose ricerche volte a scoprire gli effetti del caffè sulla salute, e in particolare su organi e su patologie, pubblicando più di 70 studi a partire dal 1984.
Nel 2016, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) ha classificato il caffè come non cancerogeno per l’uomo: l’assenza di associazione tra consumo di caffè e diversi tipi di cancro, tra cui quello alla vescica, al seno, al pancreas e alla prostata, giustificano questa evidenza.
Studi epidemiologici condotti sul tumore al fegato e dell’endometrio hanno invece fatto emergere un'associazione inversa tra consumo di caffè e insorgenza della malattia: ogni tazza di caffè consumata al giorno diminuisce del 15% il rischio di cancro al fegato, grazie alla sua azione su enzimi epatici coinvolti nello sviluppo di cirrosi e cancro al fegato.
Invece, per altri tipi di cancro come quello ovarico, al colon-retto, al polmone e allo stomaco, AIRC non ha ritenuto sufficienti le evidenze emerse dalle ricerche condotte richiedendo ulteriori studi.
Tra i più recenti studi condotti dai ricercatori del Mario Negri parecchi sono focalizzati proprio su quelle tipologie di tumore per cui è ancora necessario approfondire la relazione con la famosa bevanda.
Al momento i tumori per i quali non è stata evidenziata alcuna associazione caffè-malattia sono il linfoma non-Hodgkin (sistema immunitario), il cancro alla tiroide, il melanoma cutaneo, il cancro al rene, il glioma e il cancro alla vescica.
Inoltre, i tumori per i quali i ricercatori hanno evidenziato una possibile azione protettiva del caffè sono il cancro alla bocca, alla faringe, all’esofago, al colon, alla testa e al collo. In particolare, nel caso del cancro al colon, l’azione antimutagena di alcune sostanze contenute nel caffè e la stimolazione della motilità del colon indotta dalla bevanda, svolgerebbero un'azione protettiva. Inoltre, il caffè sembra anche controbilanciare l’effetto procancerogeno di un’alimentazione frequente.
La relazione tra consumo di caffè e infarto ha fatto parte di annose ricerche del Mario Negri: gli studi, condotti inizialmente solo nelle donne e poi anche negli uomini, hanno mostrato che effettivamente esiste una associazione tra un elevato consumo di caffè e un attacco cardiaco.
Inoltre, il binomio caffè e fumo sembra avere un'azione sinergica che può incrementare notevolmente il rischio di infarto.
Consumare moderatamente la bevanda, comunque, sembra non aumentare il numero di eventi cardiovascolari avversi dopo l’infarto miocardico acuto.
La pericolosità del consumo di caffè in gravidanza è stata dimostrata in uno studio del 1998: l'aumento dell'incidenza di aborti nelle prime 12 settimane di gestazione e un minor peso e lunghezza alla nascita, rispetto alle curve di normalità per sesso ed età gestazionale di riferimento, lo dimostrano.
Non sono stati evidenziati, invece, effetti sul rischio di parto pre-termine.
Gli studi condotti per dimostrare gli effetti del caffè hanno fatto emergere le seguenti evidenze:
Quindi, bere caffè aiuta a:
Invece, per il momento non si può affermare se esista una relazione tra consumo di caffè e rischio di tumore al seno, linfoma non-Hodgkin, tumore al pancreas, alla vescica e alla prostata, rischio di frattura all’anca e di endometriosi.
In conclusione, bere caffè di solito fa bene. Attenzione però alla quantità: un elevato consumo di questa tanto amata bevanda può aumentare il rischio di infarto, così come il rischio di aborti nelle prime 12 settimane di gestazione e di minor peso e/o lunghezza alla nascita, se a consumarlo sono le donne incinte.
Diego Baderna - Dipartimento di Ambiente e Salute - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS
Raffaella Gatta - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, IRCCS - Content manager